Antrodoco e la Valle del Velino
Antrodoco
Le origini di Antrodoco, l’antico Interocreum, si confondono con quelle dei Sabini. Il suo nome sottolinea la posizione naturale “tra monti”. A 516 m sul l.m. giace infatti ai piedi dei monti Giano (1826), Nuria (1892), Terminillo (2216) nella suggestiva valle bagnata dal fiume Velino. Il fitto intreccio di uliveti, vigneti e castagneti che ancora arricchiscono i declivi dei colli circostanti con i vecchi casolari aggrappati ai loro fianchi racchiudono il paese in un sapore antico e sempre nuovo di terra, di colori e di lavoro. Sede nell’Alto Medioevo di un castaldato, dipendente dal Ducato di Spoleto, ebbe una precisa importanza dal punto di vista commerciale e militare. Per la sua rocca fortificata Arx munitissima e per la sua posizione strategica, a confine tra il territorio del Regno di Napoli e dello Stato Pontificio, ha risentito oltre che dei problemi propri anche dei difficili rapporti tra i due Stati subendo spesso rappresaglie nelle sanguinose e lunghe lotte tra Guelfi e Ghibellini. Panorama oggiTra queste aspre gole, nel 1231, Federico II incontrò fierissima resistenza allorché volle sottomettere i signori delle terre estreme del Regno. Particolarmente tormentato il 1300 caratterizzato da continue guerre da parte dell’esercito Aquilano con incendi e distruzioni nel 1348 e nel 1362. Non meno privo di tensioni fu il 1400 con l’avvento e le lotte degli Aragonesi. Nel 1499 riuscì a difendersi dalle falangi francesi capitanate da Carlo VIII tanto da meritarsi lodi dal Principe di Lorena e dal Card. Colonna, viceré del Reame, l’esenzione dei tributi e il titolo di Urbs fedelissima. Nel Medioevo divenne feudo di varie famiglie nobili: prima i Savelli e i Colonna, i Bandini e i Giugni poi. Nelle “Porte del Regno”(così furono definite le “Gole di Antrodoco”) sono state scritte memorabili pagine di storia: nel 1799 gli abitanti respinsero e distrussero una colonna di soldati francesi in marcia verso Rieti. Il nome del paese resta comunque legato alla data del 7 marzo 1821 con lo scontro fra l’esercito austriaco del Gen. Frimont e le schiere napoletane del Gen. Guglielmo Pepe; data storica che costituisce la prima grande battaglia del Risorgimento Italiano. Col Circondario di Cittaducale, di cui seguì l’evolversi dell’assetto amministrativo, dopo il 1816 fece parte della Provincia del Secondo Abruzzo Ulteriore con capoluogo l’Aquila. Dal 1927 fa parte della provincia di Rieti istituita con decreto del 2 gennaio 1927.
Con Decreto del Presidente della Repubblica dell’11 luglio 2006, al Comune di Antrodoco è stato concesso il titolo di “Città”.
vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Antrodoco
Il territorio
La città di Antrodoco è situata lungo la via Salaria. Da Antrodoco inizia la Strada statale 17 dell'Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico, che la collega con l'Abruzzo, il Molise e la Puglia. I 13 km che percorre questa statale nel comune di Antrodoco costituiscono la splendida e tuttora integra Valle di Corno, dove sorgeva l'antico Castello, fino ad arrivare al valico di Sella di Corno.
Antrodoco, come la stessa etimologia del toponimo ("in mezzo ai monti") suggerisce, è circondato da tre gruppi montuosi.
Il Monte Giano e la scritta "DVX"
A nord-est del paese si erge il Monte Giano (1820 m). Da diversi chilometri di distanza si può notare sul monte la scritta "DVX" (duce, dal latino dux, ducis), composta da alberi di pino. La pineta, di circa otto ettari e di 20.000 pini, fu realizzata dalla Scuola Allievi Guardie Forestali di Cittaducale nel 1939, con il contributo in braccia di numerosi giovani del posto. La scritta, visibile nelle giornate di poca foschia anche da Roma, è patrimonio artistico e monumento[senza fonte] naturale unico in Italia e nel mondo[senza fonte] ed è stata recentemente restaurata con i fondi regionali nell'estate del 2004; verso la fine di agosto 2017 un incendio ha distrutto quasi completamente la scritta; tuttavia, nel febbraio 2018, 200 volontari hanno provveduto a impiantare 1000 pini sul monte Giano al fine di ripristinarla.
A sud troviamo il Monte Nuria (1888 m). Il toponimo Nuria è etimologicamente analogo al nome di una valle dei Pirenei (N-Uri-a, luogo-tra-monti). Un'altra possibilità è che il nome derivi dalla radice araba Nuri, nella sua forma femminile Nuriye, che significa "luce".
A nord la Valle del Velino (o Falacrina) è sovrastata dal Monte Elefante (2089 m), facente parte del massiccio del Monte Terminillo (il Mons Tetricus degli antichi Romani).
Ad ovest invece la valle si allarga formando, superato Borgo Velino, la Piana di San Vittorino.
Il paese è attraversato dal fiume Velino, il maggiore affluente del fiume Nera, l'Aven Flumen dei latini (Livio), all'imbocco meridionale delle omonime Gole del Velino.
Antrodoco è uno dei comuni che si proclama Centro d'Italia, in competizione con il suo capoluogo, Rieti (Umbilicus Italiae), Urbino (Centro del mondo), Foligno (Al centro del mondo). Il centro della Penisola è qui segnato da un piccolo obelisco sormontato da una sfera metallica, posto vicino alla chiesa di Santa Maria Extra Moenia.
La VI Comunità Montana del Velino
Si colloca geograficamente, da Cittaducale ad Accumoli, in un territorio che s'incunea verso le Marche e confina con Abruzzo ed Umbria.
Panorama di centro abitato.
Dalla montagna al bosco, dalle cime innevate dei Monti della Laga all'acqua limpida delle tante sorgenti naturali circondate da rocce carsiche e verdi vallate, dai prati profumatissimi di orchidee selvatiche alle affascinanti Gole del fiume Velino, sino ai meravigliosi specchi d'acqua e ai caratteristici centri abitati, la VI Comunità Montana del Velino vanta uno scenario ambientale particolarmente suggestivo.
Il territorio è dotato di tante ricchezze naturali e, per le mille pennellate di colore che propone, regala scorci incontaminati ed indimenticabili.
La VI Comunità Montana del Velino è costituita da 9 comuni così distribuiti sul territorio:
· Accumoli ed Amatrice nell'amatriciano/Alta Valle del Tronto;
· Cittareale, Posta, Borbona, Antrodoco, Borgovelino e Micigliano nell'Alto Velino;
· Castel S. Angelo nel Medio Velino.
La via del sale
Su questa via vi invitiamo a fare un percorso attraverso la storia, le tradizioni e la cultura.
Più di duemila anni fa, quando il sale costituiva un elemento fondamentale sia per l'alimentazione che per la conservazione dei cibi, gli antichi romani costruirono la Via del Sale con lo scopo di trasportare questo elemento prezioso, infatti la funzione originaria dell'antica via permetteva alle popolazioni della Sabina di arrivare a Roma per il rifornimento di sale.
Romani e Sabini depositarono così una traccia indelebile della loro identità culturale lungo la Salaria. I popoli che vennero successivamente continuarono a lasciare, epoca dopo epoca, testimonianze del loro tempo che oggi costituiscono un meraviglioso percorso da scoprire.
L'attuale via Salaria segue ancora il tracciato della Salaria Nova, costruita ai tempi dell'imperatore Nerva (96-99 d.C.).